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LA FINE DELL'ULTIMO AMORE. 381 naldo? — Non so che vogliate intendere, rispose il Ra- nieri. Vuol dire che siamo due amici che s'è preso un quartiere insieme. — > Il parrucchiere, non sapendo clie dalla camera accanto il Leopardi poteva sentire, riprese a parlare a voce abbastanza alta della famiglia Leopardi, dei mali umori fra padre e figlio, con molti particolari già noti al Ranieri; il quale cercò di fre- nare la loquacità del suo interlocutore, e finita la tosatura, lo congedò bruscamente. Appena uscito il parrucchiere, si affacciò il Leo- pardi all' uscio della camera sua. Il Ranieri si mera- vigliò che si fosse levato così presto; e Giacomo, entrato, gli disse: Ti ricordi le Ricordame? — Diavolo, rispose il Ranieri. Ne ho corrette e ricorrette, non ha guari, le bozze in Firenze, e le so a mente. — E ne recitò un certo brano. < Bene! soggiunse il Leopardi, sappi ch'io divento un forsennato, al solo sognare di andarne per le bocche di quella gente; sappi, che io inventai, in- vento ed inventerò tutte le favole, tutti i romanzi di questa terra, per salvarmi da questa orribile sciagura: e sappi che di questa libertà io fo un patto espresso dell'accettata profferta! > Allora, stringendogli la mano, ed imprimendo due forti baci su quelle scarne guance: < Leopardi ! gli rispose il Ranieri, purché io non ti perda mai, inventa tutte le favole e tutti i romanzi dell'età di mezzo. Che importa a me di Recanati? >* Verso la metà di novembre Giacomo ammalò di un reuma di petto, con febbre, che lo tenne in letto per una quindicina di giorni. Durante la breve ma- lattia ricevè dal Vieusseux la notizia della morte del Colletta avvenuta l'il novembre. Non potendo scrivere da sé, fece rispondere dal Ranieri ; ed è certo ch'egli n' ebbe vivo e sincero dolore: ma odiava le frasi, come tutti quelli che sentono fortemente; e più tardi quando, ' Sette anni di sodalizio ec, pag. 16 e 17.