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IL SUSSIDIO FIORENTINO EC. 371 la sua passione per la Targioni lo fece maggiormente delirare. Ciò che il Ranieri, il quale faceva allora vita comune col Leopardi, scrive delle condizioni di salute dell'amico suo in questo tempo è grandemente esagerato: Giacomo aveva, come dicemmo, passato discretamente l'inverno, e all'avvicinarsi della primavera s'era cominciato a sentire meglio. Durante la primavera e l'estate fu an- che d' umore abbastanza lieto, come appare dalle sue lettere. Faceva molte passeggiate e andava spesso in conversazione, tanto che gli amici si erano allonta- nati da lui, non trovandolo mai in casa. Così scriveva il 14 giugno alla Paolina, pregandola di mandargli una copia del suo ritratto, e dicendole che quella sera stessa doveva esseì-e preseìitato a madame la Princesse veuve de NapoUon Bonaparte le jeune, dama di molto spirito che avea posto sossopra mezza Firenze per in- durlo ad andare da lei.' Poi il 2 luglio le riscriveva, facendole un po' di ritratto della dama, ch'era stato a visitare per la terza volta, e la diceva une charmante personne, pas belle, mais douée de beaucoup iVesprit et de gout, et fort instritite.* Scriveva anche al padre, dandogli nuove sempre abbastanza buone della sua salute. < Il mio vitto, diceva, è tornato quasi a quel che era prima di andare a Roma. Mangio ad ore fisse; per lo più quattro volte il giorno. Mangio qualunque sorta di cose, fuori solamente lardi e brodi grassi. >' Che in quel tempo egli fosse migliorato, lo am- mette, nonostante le sue sperpetue, anche il Ranieri. < Il malato, egli scrive, andava in un certo modo al meglio ; e, coni' era sua natura, cominciava a presu- mere un poco troppo del fatto suo. Di che seguì che, mentre gli si leggevano apertamente, sulla fronte e sulla persona tutta, i segni più tristi di malvagissimi
- Epistolario, voi. II, pag. 423.
- Idem, pag. 428, 429.