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IL SUSSIDIO FIORENTINO EC. 369 ghissirai; e par nuovo e sta molto bene. Ditelo a Carlo. > ' Queste parole ci richiamano alla mente il Leo- pardi giovinetto che, al tempo del suo amore per la Cassi, si guarda nello specchio col manifesto desiderio di trovare nel suo volto qualche cosa che possa piacere. Nei primi due mesi, maggio e giugno, egli, come dicemmo, era stato spesso in giro per la città a re- stituire e far visite. Di cotesto visite dovè farne più d' una in casa Targioni, dove la cortesia ed amabilità della signora lo allettarono probabilmente a tornare. E se si compiaceva che l'abito turchino ridotto all'ul- tima moda gli stesse bene, probabilmente se ne com- piaceva per lei. Niente di più naturale che la Targioni, avendo sentito parlare del giovane poeta, del suo ingegno straordinario e della sua infelicità, lo accogliesse con molta benevolenza; e niente di più naturale che la bellezza e la grazia della signora facessero subito grande impressione nell'animo del poeta. Le visite di lui, se furono più rade nei primi tempi e quando la stagione inclemente o la salute men buona lo con- sigliavano a stare in casa, non furono mai intermesse del tutto. Nell'inverno di quell'anno egli non sentì il bisogno di allontanarsi da Firenze per cercare un clima meno rigido. Scriveva, come abbiamo visto, a casa che quell’inverno era un prolungamento dell'autunno e della primavera. Forse preferì riscaldarsi alle fiamme d'amore, che già cominciavano a raggiare dalla bella persona. Le visite del poeta a casa della Targioni cominciarono a farsi più frequenti dal settembre dopo ch'egli andò ad abitare in via del Fosso vicino alla casa di lei: e la maggior frequenza delle visite ac- crebbe l'ardore. Il piacere ch'ei provava a vederla, ad ascoltare la sua voce, a conversare con lei, co- minciò a farsi ogni giorno più vivo: poi il non ve- ' Epistolario, voi. II, pag. 396. Cbiakini, Leop. S4