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366 CAPITOLO XVIII. che hanno paura, e non hanno coscienza. Ciò non vuol dire che Monaldo si acconciasse subito di buona vo- glia all'idea di nominare deputato il suo Giacomo. Com'era della sua natura, egli aveva tergiversato as- sai : prima aveva cercato di distogliere i voti dal capo del figlio, dicendo che esso non avrebbe accettato; poi, quando vide che la sua opposizione era inutile, aveva lasciato fare, e dato il suo voto, con la quasi certezza che Giacomo ricuserebbe, e con la certezza che in- tanto così si guadagnava tempo. La deliberazione del Comitato era stata presa il 19 marzo: in data del 21 il Presidente la comunicò all'eletto con una lettera, nella quale fra le altre cose era detto, che il Comitato lo avea prescelto coti unanime acclamazione, ravvisando in lui quél degno soggetto che poteva desiderare per questa rappresentanza, atteso il corredo de tanti suoi lumi ; e che era certo eh' egli avrebbe corrisposto esuberantemente alla fiducia della sua patria, per le prove ad essa già date del suo eroismo. Contemporaneamente alla lettera del Comitato, e con la data dello stesso giorno, Giacomo ricevè una lettera del padre portante la stessa notizia infiorata di prudenti consigli. È una lettera che dipinge l'uomo. < Non ho potuto, diceva, impedire tale elezione, sulla quale non si volle che aprissi bocca, e in fondo non mi ò dispiaciuto che la città vi abbia dimostrata la sua fiducia. Sarei però molto dolente se vi vedessi accettare l'incarico in questi momenti di somma in- certezza nei quali ogni uomo saggio pensa a non com- promettere HO stesso e la sua famiglia. La Gazzetta di Bologna, annunziando che gli Austriaci lianno oc- cupato Cento, viene a diro ancora che il principio di non intervento potrebbe non impedire la occupazione di tutto lo Stato Romano. Trovarsi a Bologna con carattere pubblico al momento di una, ancorchò pas- seggera, invasione, potrebbe essere di gran pericolo, e cosi potrebbe essere difficile o periglioso partirne