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12 | capitolo i. |
Quando queste cose avvenivano, i coniugi Leopardi avevano tre figli: oltre i due già nominati, Giacomo e Carlo, era nel 1800 nata Paolina. I poveri ragazzi probabilmente non seppero mai niente delle faccende di casa, e cresciuti non riuscirono a rendersi ragione dello stato della famiglia, dove la madre era tutto, il padre niente. Paolina, non più giovinetta, scriveva nel 1831 ad un’amica: « Si dette il caso quando io era piccina piccina, e anche forse quando non ero nemmeno nata, che la gonna di mia madre s’intrecciò fra le gambe di mio padre, non so come. Ebbene non e stato mai più possibile ch’egli abbia potuto distrigarsene. »1 Fino a qual punto arrivasse la soggezione di Monaldo alla moglie lo dicono alcune parole di lui nella Autobiografia: quando egli fece la famosa speculazione del grano, dovendo recarsi ad Ancona, addusse alla moglie un pretesto qualunque, ch’essa accettò per buono: « In quelli anni giovanili il persuaderla era facile; adesso mi leverebbe le lettere dalle tasche, mi farebbe un processo, metterebbe a rumore tutto il paese, s’io le tacessi la causa di un sospiro. »
In altre lettere alla stessa amica, Paolina parla così de’suoi genitori. « Mamà e una persona ultrarigorista, un vero eccesso di perfezione cristiana, la quale non potete imaginarvi quanta dose di severità metta in tutti i dettagli della vita domestica. Veramente ottima donna ed esemplarissima, si e fatta delle regole di austerità assolutamente impraticabili, e si è imposti dei doveri verso i figli che non riescono loro punto comodi ».2 « Papà e buonissimo, di ottimo cuore, e ci vuole molto bene; ma gli manca il coraggio di affrontare il muso di mamà anche per una cosa lievissima, mentre ha quello di affrontare il no-