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IL SUSSIDIO FIORENTINO EC. 357 di dedicare la sua vita a sollevare le miserie di un grande infelice, a tenere accesa finché fosse possibile la fiamma di un alto intelletto che minacciava di spe- gnersi. Egli aveva, come dissi, desiderio di farsi co- noscere nel mondo, e si sentiva degno di avvicinarsi a quella fiamma. La comunione con essa poteva tor- nargli utile: qualche raggio di quella luce si sarebbe probabilmente riflesso sopra il suo capo. Dall'altra parte al Leopardi, rassegnato oramai alla elemosina degli amici, dovè sembrare una fortuna l'ofierta del giovane napoletano, che lo salvava per sempre dallo spettro di Recanati. Intanto, per cattive che fossero le condizioni di salute del Leopardi, non dovettero al Ranieri sem- brare così gravi (e realmente non erano), ch'egli non credesse di potere senza pericolo allontanarsi per qual- che tempo da Ini, e rimettere a migliore occasione il principio del sodalizio. Dedicatosi agli studi della storia, ed innamoratosi della Pelzet, il giovane napoletano aveva stabilito di andare a Roma a frugare nelle biblioteche, e a rive- dere la bella attrice che là recitava. Non nascose il suo proposito al nostro poeta, il quale, ben lieto di anni dopo la morte tlol Leopardi, le sue relazioni con lui; ma ingannato, parto dalla memoria, parte dalle sue passioni, rap- presentò i fatti sotto una luce così diversa dalla realtà, me- scolò ad essi tante notizie false ed inesatte, che quello, che avrebbe dovuto essere un aiuto prezioso per i biografi del poeta, riuscì invece un inciampo. Tuttavia non si può, chi voglia par- lare degli ultimi anni della vita del Leopardi, non tenerne conto. Ed io me ne son valso, cercando, con l'aiuto di altri do- cumenti, di trar fuori da quello strano miscuglio di sentimenti e pensieri buoni e cattivi, di esagerazioni e di falsità, ciò che al lume della critica mi è parso vero. Inutile dire che ho te- nuto molto conto del libro del dott. Franco Ridella, Una spen- tura jwgtitma di Giacomo Leopardi (Torino, Clausen, 1897), nel quale sono confutati e rettificati molti errori del Ranieri. Ho accettato le rettificazioni che mi son parse giuste, ma mi sono studiato di evitare il pericolo che il grande affetto al Leopardi mi facesse essere ingiusto verso l'amico suo.