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IL SUSSIDIO FIORENTINO EC. 355 lo avevano lasciato andare e gli avevano, la madre specialmente, fornito i mezzi, anche per timore che, col suo ardente carattere, potesse in patria, sotto il sospettoso e tirannico governo del Borbone, compro- mettersi. Recatosi nel 182G a Roma, rivide là Carlo Troya, amico della sua famiglia» e fuggito di patria, perchè compromesso nella rivoluzione del 1820: in compagnia di lui, seguitando i suoi viaggi, passò prima a Bologna, poi a Firenze, dove trovò altri suoi rag- guardevoli concittadini, che avevano anche essi ab- bandonato per ragioni politiche il Regno, cercando riparo in Toscana. A Firenze frequentò il Gabinetto Vieusseux, dove conobbe per la prima volta, il 29 giu- gno 1827, il Leopardi, ed altri degli uomini illustri che là convenivano, con alcuni dei quali, particolarmente col Niccolini, strinse amicizia: ma col Leopardi non ebbe allora occasione di entrare in grande intimità. Per le sue relazioni col Troya venne sospettato di liberalismo ed esiliato dal regno. La notizia dell' esilio gli giunse a Firenze nel 1828 quando egli, avvisato che sua madre era gravemente malata, aveva chiesto al governo toscano il passaporto per correre a rivederla. Po.chi giorni dopo gli giunse la notizia eh' era morta. Nell'autunno del 1828, mentre il Leopardi tornava, coi^e sappiamo, a Recanati, riprese i suoi viaggi, vi- sitando la Svizzera, la Francia, l'Inghilterra. Restitui- tosi nell'estate del 1830 in Italia, rivide a Genova la celebre attrice Maddalena Pelzet, che aveva conosciuta a Firenze per mezzo del Niccolini, e della quale co- minciò, pare, allora ad innamorarsi. Da Genova il Ra- nieri tornò nel settembre a Firenze, latore di una let- tera della Pelzet al Niccolini: rivide gli altri conoscenti ed amici, che tutti gli fecero festa. Era un bel giovane, alto della persona, biondo, di aspetto gentile, di maniere insinuanti,- pieno di entu- siasmo per tutto ciò che gli appariva jiobile e bello ; ed aveva un' attitudine particolare a flettere in mo- i