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IL SUSSIDIO FIORENTINO EC. 351 Colletta; ma l'alloggio aveva molti inconvenienti; onde egli ci stava poco volentieri e cercava di cambiare.^ Pochi mesi prima del suo arrivo era corsa la voce ch'egli fosse morto. < Questa nuova, scrisse il 18 mag- gio alla Paolina, destò qui un dolore tanto generale, tanto sincero, che tutti me ne parlano ancora con tenerezza, e mi dipingono quei giorni come pieni di agitazione e di lutto. Giudicate quanto io debba ap- prezzare l'amicizia di tali persone. > Scrivendo così alla sorella, probabilmente paragonava in cuor suo la sollecitudine degli amici di Firenze alla indifferenza, per non dir peggio, di sua madre. Alla quale dieci giorni più tardi mandava una let- terina, rimasta finora inedita, che nella sua brevità e semplicità è terribile. < Pare impossibile, diceva, che si accusi d'immaginaria una così terribile incapacità d'ogni minima applicazione d'occhi e di mente, una così completa infelicità di vita come la mia. Spero che morte, che sempre invoco, fra gli altri infiniti beni che ne aspetto, mi farà ancor questo, di convincer gli altri della verità delle mie pene. > Nei mesi di maggio e giugno fu spesso in giro per la città a restituire visite. Fece nuove amicizie e co- noscenze. Fra le signore alle cui conversazioni era più assiduo, due meritano speciale menzione: Carlotta de' Medici-Lenzoni e Fanny Targioni-Tozzetti nata Ronchivecchi. La Lenzoni era una gentildonna della migliore ari- stocrazia, protettrice delle lettere e dei letterati, delle arti e degli artisti; aveva comperato, e salvato da pros- sima rovina, la casa di Giovanni Boccaccio a Certaldo; aveva contribuito generosamente alla colletta che diede modo a Carlo Botta di proseguire le sue storie italiane; aveva commesso allo scultore Tenerani la statua della Psiche, che adornava le sue sale; nelle quali conveni-

  • Epistolario, voi. II, pag. 389, 390.