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342 CAPITOLO XVII. non ti fanno avvertire il distacco fra la prima parte della poesia e le altre. Il Leopardi dovè più d'una volta essere spetta- tore della scena che descrive nella Quiete dopo la tempesta. Chi è stato a Recanati, gli par di vedere quel falegname che, con in mano il pezzo di legno sul quale stava lavorando, si fa suU' uscio a guardare il cielo ; e quella femminetta che vien fuori a racco- gliere acqua gli pare di conoscerla. Non diversamente architettato, anche il Salato del villaggio comincia con la descrizione di una scena che al poeta dovette essere famigliare. La donzelletta che viene dalla campagna col fascio dell'erba in capo, ed in mano un mazzolino di rose e di viole; la vecchierella che siede sulla scala a filare con le vicine, novellando del suo buon tempo; i fanciulli che gridano e saltano sulla piazzetta; lo zappatore che torna a casa fischiando; quel legnaiuolo che veglia nella bottega chiusa per finire il suo lavoro avanti che trascorra la notte ; tutta questa gente allegra e contenta nel pensiero che do- mani è festa, che domani è il giorno in cui si riposerà e godrà la vita, sono care e antiche conoscenze del poeta. Egli ha notata chi sa quante volte su quello faccie rudi e serene la loro letizia, e forse e' ò stato un tempo in cui se n'ò compiaciuto. Ma ora, dopo scritte le liicor- danzc, è in una disposizione d'animo per la quale an- che il piacere altrui lo richiama a tristi considerazioni. Si direbbe eh' egli invidii albi gente non tormentata clall'assillo del pensiero il godimento di quel po' di fe- licità che la natura ha messo puro nella vita. No, pensa lui; la natura ha creatogli uomini alla infeli- cità.— sciocchi, che vi rallegrato porchò dojìo il tem- porale è tornato il sereno, non vedete die questo che vi sembra piacere, ò solamente la cessazione di un doloro V sciocchi, e non sapete che quella festa che ora noi vostro pensiero ò bella e piacevole, dom.mi quando sarà venuta vi sarà triste e noiosa V —