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340 CAPITOLO XVII. Non mai lamento suonò nella poesia umana più com- movente di questo. Dopo il lamento, il poeta torna a parlare colle sue illusioni, dalle quali pare non sappia staccarsi; e l'onda dei dolci e dolorosi ricordi gli porta in fine dinanzi una gentile figura di donna: Nerina! e di te forse non odo Questi luoghi parlar? Chi è Nerina? — Nerina è dunque Maria Belardi- nelli? — No, Nerina è la sorella di Silvia, è, come lei, una creazione della mente del poeta. Che in quella creazione sia adombrato qualche particolare della vita della Belardinelli e delle fuggevoli, e forse immagi- narie, relazioni eh' essa potò avere col poeta, ciò non toglie che la figura poetica di lei appartenga, come dissi, a quel gruppo ideale di fanciulle popolane che consolarono di sogni amorosi la prima gioventù del Leopardi. Cercare, come oggi usa, il substrato storico delle figure create dai poeti, collo specioso pretesto di me- glio illuminarle e renderle più interessanti, è per lo meno pericoloso. Il poeta, eh' 6 veramente poeta, se anche nella creazione di un personaggio preso le mosse dal vero, non rappresenta nell'opera poetica quel vero, f ^ ma il fantasma nel quale esso si trasformò passando f< per la sua mente. E nella trasformazione, come ri- j, masero eliminati tutti gli elementi del vero che al poeta parvero eterogenei, così altri se ne aggiunsero che gli parvero omogenei alla formazione del fan- tasma. Non c'ò occhio di critico cosi penetrante ed acuto, che riesca a distinguere nettamente e separare l'uno dall'altro tutti cotesti elementi. Il poeta ('• un sognatore; e nessun.pocta, cantando le donne e l'amore, fu più sognatore del Leopardi, il quale cercava la sua donna fra le idee di Platone, nella luna e nei pianeti del sistema solare o degli altri sistemi di stelle. iStu-