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L' ULTIMA DIMORA A RECANATI. 339 giovinetto ; arcani mondi, arcana — felicità fìngendo al vìver suo. Sente suonare le ore alla torre del borgo, e ripensa il conforto che quel suono gli arrecava nei suoi terrori notturni, quando fanciullo vegliava nella buia stanza, sospirando il mattino. Le antiche sale, dove, al chiarore delle nevi e sibilando il vento in- torno alle ampie finestre, rimbombarono le festose sue voci infantili; le pitture dipinte sulle mura, ch'egli ammirava fantasticando ; la loggia in fondo al giar- dino, dalla quale contemplava il tramonto; la vasca, suir orlo della quale sedè più volte pensando di ces- sare in essa le angoscie dei suoi fantastici amori; il letto sul quale seduto nelle ore tarde poetava do- lorosamente al fioco lume della lucerna, cantando a sé stesso il canto funerale; tutte queste e le altre cose ch'egli vede o ripensa fanno rivivere nella sua memoria le gioie, le speranze, i dolori del tempo pas- sato. Poi si guarda intorno, e considerando la sua vita presente, e sentendosi dannato a consumarla nel Natio borgo selvaggio, intra una gente Zotica, vii ; cui nomi strani, e spesso Argomento di riso e di trastullo, Son dottrina e saper; • prorompe disperato: Qui passo gli anni, abbandonato, occulto, Senz'amor, senza vita; ed aspro a forza Tra lo stuol de' malevoli divengo : Qui di pietà mi spoglio e di virtudi, E sprezzator degli uomini mi rendo. Per la greggia eh' ho appresso : e intanto vola 11 caro tempo giovauil ; più caro Che la vita e l'allor, più che la pura Luce del giorno, e lo spirar : ti perdo Senza un diletto, inutilmente, in questo Soggiorno disumano, intra gli affanni, dell' arida vita unico fiore.