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334 CAPITOLO XVII. Il Leopardi aveva sentito dagli amici di Firenze parlare con molta lode della Storia del Colletta ; ma, quasi sempre ammalato, non aveva potuto sentirne leggere nessuna parte; e il Colletta aveva desiderio die lo aiutasse a correggerla per la lingua e lo stile. 11 Leopardi si mostrava dispostissimo a ciò: ed ove egli andasse a Firenze, i due amici si proponevano di star vicini di casa, vedersi spesso e far vita quasi comune. Il Colletta mostrava interessarsi vivamente agli studi del Leopardi. E il Leopardi, poiché non poteva lavorare, si sfogava a fare, com' ei diceva, castelli in aria, e a comunicarli all' amico. Con una lettera del- l' 11 febbraio, che non si trova nell'Epistolario, gli diceva i titoli di alcune opere che aveva in animo di scrivere, due dei quali ci sono conservati dalla ri- sposta del Colletta; e son questi: 1" Parallelo della civiltà degli antichi e di quella dei moderni; 2° Trat- tato delle passioni e dei sentimenti degli uomini.' — Avendo il Collctta fatto qualche osservazione sul primo di questi temi, Giacomo con una successiva lettera del marzo dava qualche spiegazione intorno a tutti e due, e mandava una nuova lista di opere da comporre. < Della civilt{\, scriveva, sono con voi; e se dico che resta ancora molto a ricuperare della civiltà de- gli antichi, non perciò intendo negare, nò anche vol- gere in dubbio, che la moderna non abbia moltissime e bellissime parti che l'antica non ebbe. > < Il trattato della natura degli uomini e delle coso conterrebl)e le questioni deUe materie astratte, delle origini della ragione, dei destini dell' uomo, della fe- licità e simili; ma forse non sarebbe oscuro, nò ripe- terebbe le coso dette da altri, nò mancherebbe di utilità pratica. >* I KpUtoUtflo, voi. Ili, pAg. 288. Idem, voi. II, pag. 866.