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i genitori. | 9 |
sommamente cortese e morigerato; e dopo tutte queste ammirazioni Monaldo conclude: « Vivemmo colà alquanti giorni allegrissimamente, e quel poco di bene ci ristorò delle angustie passate. » Indi, racconta come una mattina un turco passò sotto le loro finestre, tenendo per i capelli la testa di un francese tagliata di fresco. « Quella povera testa aveva ancora un resto di vita, e contorceva la bocca e gli occhi. II turco la guardava schernendola, e diceva: — Ride franciusa. — »
Pur lodando il governo austriaco di aver trattato bene le popolazioni delle Marche, appena liberatele dai francesi, Monaldo si lagna che non le avesse restituite subito, com’esse desideravano ardentemente, alla dominazione e alle leggi della Chiesa. Ma indi a poco la battaglia di Marengo (14 giugno 1800) rimise tutta l’Italia in potere della Francia: e così il benestare per il conte Monaldo finì. E finchè durò negli Stati del Papa il governo francese, egli si tenne lontano da qualsiasi ufficio pubblico.
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Come tutti i figli di famiglia che, giovani ed inesperti, si trovano a un tratto padroni di un ricca censo, Monaldo aveva creduto che le sue rendite fossero inesauribili; e nei bisogni, veri o presunti, della famiglia, aveva, senza misura e discernimento, ricorso al credito. La rottura del suo matrimonio bolognese gli era costata, sappiamo, più di ventimila scudi; altre spese pazze aveva fatte: ci erano poi state le contribuzioni di guerra. Che pensò? — Lui aveva fatto il male, lui troverebbe il rimedio; e si mise a speculare. L’anno dopo il suo matrimonio, parte a debito, parte con un po’ di denaro della dote, comprò una grossa partita di grano, per rivenderlo quando fosse