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327 Capitolo XVII. L' ULTIMA DIMORA A UECANATI. 1828-1830. Sommario : Ritorno a Recanati. — Maria Belardìnelli. — Matri- monio di Carlo. — La dimora a Recanati diviene più incre- sciosa che mai al poeta. — Sfoghi con gli amici e preghiere cho gli trovino un impiego che gli permetta d'uscire di Re- canati. — Impossibilità di lavorare, e conseguente tristezza. — Proposta di una cattedra di storia naturale all' Univer- sità di Parma. — Offerte del Colletta. — Corrispondenza fra il Leopardi e il Colletta. — Disegni di opere letterarie. — Scoraggiamenti. — Lettera al Bunsen. — Monaldo non com- prende r infelicità del figliuolo. — Le Ricordanze. — Nerina. — Pericoli della critica erudita. — La quiete dopo la tempe' gta. — // sabato del villagtjio. — Il canto notturno di un po- nitore errante dell'Asia, — Pur d'uscire di Recanati il Leopardi ò disposto di abbracciare qualunque partito. — 11 premio della Crusca. — Risoluzione disperata. — Il Colletta offre al Leopardi il sussidio tiorentino. — Accettazione del Leopardi. 11 signore torinese, che accompagnò Giacomo nel viaggio da Firenze a llecanati, era l'abate Vincenzo Gioberti. Si erano conosciuti a Firenze, in quel- l'anno 1828, al Gabinetto Vieusseux. 11 Gioberti, gio- vine allora di ventisette anni, sentì subito la grandezza dell'ingegno e la bontà dell'animo del Leopardi, e lo ammirò e l'amò. L'atì'etto alle medesime discipline, nonostante l'indirizzo e le tendenze perfettamente opposte, e la sincerità e il candore degli animi strin- sero fra i due un' amicizia, che trovò pascolo e si cementò nelle prime loro conversazioni. Il Giordani nel 1815 si meravigliò, e quasi mostrò di non cre- dere, che il Leopardi avesse rivelato i suoi pensieri