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318 CAPITOLO XVI. Non avendo potuto trovar subito un quartierino a prezzi discreti (glielo aveva cercato inutilmente anche il Yieusseux), Giacomo tornò alla locanda, di dove ai primi d' agosto si trasferì in via del Fosso presso piazza Santa Croce. A Firenze lo raggiunse una lettera del Bunsen del 5 giugno, che, informandolo di avere rin- novato le premure a Roma per il cancellierato del censo, gli offriva una cattedra dantesca nella Univer- sità di Bonn, con queste cortesi parole, non molto lusinghiere pel Governo pontificio: « Stanco di ripe- terle delle promesse, che per altro mi sono fatto rin- novare alla prima conferenza, vorrei poter lusingarmi ch'Ella non fosse alieno di mutare il suolo d'Italia con quello del Reno. Là a Bonna, in un clima eguale a quello di Verona, con un inverno dove la tempera- tura non iscende che raramente sotto 4° di Réaumur, quando fa freddo. Ella sarebbe circondato e di amici dotti e di una turba studiosa, desiderosa di vedere ravvivata la cattedra di Dante al di là delle Alpi. >' Quanto al posto di Cancelliere del censo e alle pro- messe di Roma già sappiamo che Giacomo non ci fa- ceva più nessun assegnamento. Quanto alla cattedra a Bonn : < Come abbandonare, scriveva al suo amico Puccinotti, la mia famiglia e l'Italia, e come soppor- tare il clinia della Germania? >' Se non aveva potuto accettare una simile proposta cinque anni addietro, come l'avrebbe accettata oggi che le sue condizioni di salute erano tanto peggiorate V Ber quanto egli, scrivendo a casa, desse nuovo di 8^ ul)ba8tanza sodisfacenti, e per quanto fosso vero clic si tratteneva a Firenze per non avvcinturursi nel caldo ai pericoli di un lungo viaggio, bisogna, per ve- der chiara la verità vera su (luosti diuì punti, leggere ciò eli' egli scrisse il Iti giugno .'ilIa 'ronmiusini cali;! ' J;'t>ii>liilario, voi. II, pag. 3J02 ili uoln. ' Iduiii, |>ng. 'tO'2.