Pagina:Chiarini - Vita di Giacomo Leopardi.djvu/344

308 CAPITOLO XVI. centro e come naturalizzato, finché non aveva delle rimembranze da attaccare a quel tal luogo.' Ma Pisa fece un'eccezione. Tre giorni dopo il suo arrivo scrisse alla Paolina ch'era rimasto incantato della città per il clima, che l'aspetto di essa gii piaceva più di quel di Firenze, che il Lung'Arno era uno spettacolo così bello, così ampio, così magnifico, così ridente, che non sapeva se in tutta l'Europa se ne trovassero molti di quella sorta. < Nel resto, diceva, Pisa è un misto di città grande e di città piccola, di cittadino e di villereccio, un misto così romantico, che non ho mai veduto al- trettanto. >- A ciò, e a tutte le altre bellezze di Pisa eh' egli enumera, si aggiunga (e questo è l' impor- tante) eh' egli si sentiva bene, che mangiava con ap- petito, ch'era contentissimo della gente di casa. Nello stesso giorno, 12 novembre, scriveva al Vieus- seux, allo Stella, alla Maestri, e due giorni dopo al Brighenti e al Papadopoli, dando a tutti le stesse no- tizie della sua felice dimora in Pisa. Poi scrisse a Carlo chiedendogli alcuni libri dei quali aveva biso- gno per la compilazione della (h-estomasia poetica, l'unico lavoro che aveva allora da fare per lo Stella, e a cui gli premeva di metter subito mano. Erano ora- mai sei mesi che, a cagione della salute, non aveva potuto far niente per lui; e gli importava di non per- dere l'assegno. Ma, per quanto stesso meglio dogli occhi, non poteva affaticarli troppo: avevano sofferto assai, scriveva allo Stella, e si risentivano ancora della fatica durata nel tanto leggere e nel tanto copiare per Valtra Crestomazia. Onde tra per questo o per la dif- ficoltà del lavoro, non gii prometteva la Crestomazia poetica se non pd principio drlT autunno prossimo.' Monaldo, che aspettava il figlio a llccanati, saputo dalia Paolina ch'era andato a l'isa, so n'ebbe a mulo. • V«<U Pxnntérl di mrla ftlotofla oc, voi. VII, png. 232, 233. « Kplutolnrio, voi. II, piig. 24fl, " Idem, png. ii-'W).