Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
304 CAPITOLO XV. Della bellezza della città poco aveva potuto e po- teva godere, perchè la malattia d'occhi non gli per- metteva d'uscire di casa che verso sera come un pi- pistrello.* In queste condizioni è naturale che non si trovasse molto bene a Firenze. Rispondendo a Carlo, il quale non voleva che ne dicesse male, scriveva: < In verità non potrei dirne, bench' io ci stia poco contento; ma in che luogo si può star contento senza salute? e passando i giorni a sedere con le braccia in croce? >■ In uno dei momenti di maggiore scoraggiamento aveva scritto pochi giorni innanzi al Puccinotti : < Sono stanco della vita, stanco della in- differenza filosofica, eh' è il solo rimedio dei mali e della noia, ma che in fine annoia essa medesima. Non ho altri disegni, altre speranze che di morire. >' Poi quei momenti passavano; e come si sentiva un po' meglio e poteva uscire di giorno e lavorare, dava subito migliori notizie di sé. < Della mia vita, scriveva il 4 ottobre al padre, posso dirle solamente che non fo altro che divertirmi. Ho fatta una quan- tità di conoscenze di brave persone : ho anche molti buoni amici, e il soggiorno tutto insieme non mi di- spiacerebbe, se non fosse così lontano dai miei. >* Pen- sava intanto ai suoi quartieri d'inverno; e da alcune parole, che con la medesima lettera aveva scritte al padre, questi s'immaginò che avesse intenzione di pas- sare Pinverno a Kccanati: invece ora irresoluto fra Roma e Massa di Carrara. Poi si risolvo per Pisa, dove andò ai primi di novembre. Intanto durante il mese di ottobre ora andato sempre migliorando, o il 30 scriveva alla Paolina che stava meglio ilcyli oc- chi, molto meglio dei denti e cominciava a mangiare con appetito.* I Vddi h'pMolarlo, voi. II, pRg. 218. j
- Idom, pag. 220. '^\
- Idoli), pag. 888. * Idem, png. 242. 4r||
- Idem, pug. 846. p: