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298 CAPITOLO XV. tiva mancare a sé ; sentì infine che, come il giornale avrebbe giovato al gabinetto, così questo a quello, e completandosi a vicenda avrebbero formato quella istituzione, ministra e banditrice di cultura e di ci- viltà, di cui egli ambiva essere il creatore. Tanto il Vieusseux non si ingannò nelle sue pre- visioni, che il gabinetto divenne in pochi anni il ri- trovo di quanti italiani e. stranieri di qualche nome capitavano in Firenze; e il giornale, cominciato con meno di cento soscrittori, dopo sei o sette anni ne aveva intorno a cinquecento; ciò che per quei tempi era assai ; specie se si consideri che ben pochi esem- plari, lenti sempre e impediti, sempre sospetti, quasi mezzo proibiti,'^ riuscivano a penetrare nelle altre parti d'Italia. Due grandi virtù del Vieusseux, che contribuirono grandemente alla riuscita della sua impresa, furono la prudenza e una grande tolleranza; tolleranza che, col suo esempio, seppe comunicare a tutti coloro che frequentavano il suo gabinetto, che convenivano alle sue conversazioni, che scrivevano nel suo giornale. Figli non solo sapeva trovarsi d'accordo, ma sim- patizzava con uomini di carattere, di gusto e d' opi- nioni diverse, purchù, s'intende, bravi ed onesti. Onde gli riusciva facile adoperare a vantaggio del giornale le attitudini vario degli scrittori di ogni scuola. Duo questioni specialmente dividevano in quel tempo i letterati italiani; la questione della lingua, che si agitava in particolar modo fra i lombardi e i toscani, e la questiono del classicismo e del romanticismo. Fra i letterati che si accoglievano intorno al Vieusseux e alla Antologia c'erano i rappresentanti di tutte lo opinioni, anzi di ogni gradazione dello vario opinioni; c'erano, in maggioranza, i romantici temperati, come il Capponi ; c'erano i classicisti puri, ma d' ideo larghe, < Vedi Tommaseo, Di 0. P. ritMèunai te., Fironzo, 18G4, png. 26. 'Mm