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DA RECANATI A FIRENZE. 291 garizzaraento, da lei pubblicato allora allora, dei Frammenti della Repubblica di Cicerone, senza nem- meno una riga che gli portasse le nuove e un sa- luto di lei. Questo assoluto silenzio probabilmente aveva una cagione ed un significato ; ma il poeta non cercò, non sospettò né l'una né l'altro. E pieno di fiducia le scrisse questo dolce rimprovero. < Mia cara Contessa, Finalmente un libro che mi vien da voi, mi dimostra che voi vi siete ricordata di me, una volta almeno, dopo la mia partenza: e una soprascritta di vostro carattere mi assicura che il libro non è opera postuma, e che mi viene per dono, e non per testamento o per codicillo. Le molte lettere che mi volevate scrivere, e mi avete promesso più volte, si son ridotte ad una soprascritta. Se mai aveste intenzione di cominciare adesso, cioè dopo cinque mesi, sappiate che non siete più in tempo, perch'io parto per Bologna questa settimana, o, al più tardi, in prin- cipio dell'altra. > Perciò non vi dirò nulla del vostro libro, dove io ammiro la sobrietà e il buon giudizio della prefa- zione, la purità, della lingua e dello stile, e le tante diftìcoltà superate. Né anche vi domanderò nuove di voi : perchè spero che presto potrò dirvi a voce tutto quel che vorrete sapere, e domandarvi tutto quello che vorrò saper io. Intanto amatemi, come fate cer- tamente, e credetemi yoar most faithfid friend, or ser- vant, or both, or what yen liJìe. > Arrivò a Bologna il 2G aprile ; ed, essendo morto il suo albergatore, prese alloggio alla Locanda della Pace sul Corso. Una delle prime sue visite fu certo per la Malvezzi, che con sua meraviglia trovò fredda e riservata. Forse lì per lì non diede grande impor- tanza al fatto, e tornò presto da lei. Quante volte ci tornasse, non so: certo poche. L'ultima di quelle poche, la contessa, vedendo eh' egli non capiva ciò