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DA RECANATI A FIRENZE. 287 non si mostrò disposto ad assentire alla seconda; e glie ne scrisse le ragioni,' alle quali lo Stella si ar- rese, promettendo che a gennaio avrebbe messo mano alla stampa delle Operette morali in un volume a parte. E di fatti a gennaio ne cominciò a mandare al Leo- pardi le bozze di stampa. Per quanto Giacomo spendesse, come ho detto, il più del suo tempo nell'Antologia, attendeva contem- poraneamente anche ad altri lavori. Rammentandosi di aver promesso allo Stella qualche articolo pel Nuovo RicogUtore, il 9 febbraio gli mandò il Discorso in pro- posito di un'Orazione greca di Giorgio Gemisto Pie- ione, col volgarizzamento della medesima; e poiché l'editore gli aveva suggerito di scrivere un articolo sopra r inutilità dell'^" lungo, gli rispose che ci avrebbe ]iensato, e ch'egli condannava quella lettera, benché non le mancasse l'autoritil e l'antichità; ma poi non ne fece niente. Probabilmente attendeva a scrivere in quel tempo il Copernico e il Dialogo di Plotino e di Forfìrio, che sappiamo da lui stesso essere stati com- posti nel 1827.* Non intendo con ciò di escludere che possano essere stati scritti anohe più tardi, a Bologna, o a Firenze, dove fu pure in quell'anno, come vedremo. È singolare lo sfavorevole giudizio che l'autore diede qualche anno dopo di questi due dialoghi, il primo dei quali è generalmente tenuto per uno dei migliori e più originali, e tutti due sono degnissimi di far parte delle prose da lui approvate. Ristampando nel 1834 a Firenze le Operette morali con due scritti nuovi composti nel 1832, non vi comprese il Copeiiiico e il Plotino e Porfirio, dei quali scriveva nello stesso anno 1832 al De Sinner : < Non vi mando le due prose, ' Vedi Epistolario, voi. II, pag. 181.
- Vedi la notizia premessa alla edizione napoletana delle
Operette morali, riprodotta nel voi. II degli Scritti letterari del Leopardi per cui'a di G. Mestica, a pag. 386.