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286 CAPITOLO XV. La sua vita a Recanati fu questa : la mattina stu- diare, la sera tremare e bestemmiare.^ Non usciva mai di casa, non vedeva nessuno, non aveva altra distrazione dallo studio che i colloqui con la Paolina e con Carlo. Dato ordine alle cose sue, si mise subito alla compi- lazione della Antologia ; il cui lavoro assorbiva gran parte del suo tempo : e per quanto fosse grave e fa- ticoso, lo faceva volentieri, perchè andando innanzi sempre piti si confermava nella speranza di fareun^ opera non indegna dell'Italia^ Aveva, credo, stabilito fin da principio di dividere gli scritti per generi ; ma la di- visione e l'ordinamento dèlia materia gli dava poco pensiero: la difficoltà e la fatica maggiore stavano nella scelta degli scritti. Si trattava di compulsare qualche centinaio di volumi ; perchè egli voleva leg- gere, almeno scorrere accuratamente tutte le opere dalle quali sceglieva qualche passo, e copiava da sé i passi scelti. Per mettere insieme i diciassette che trasse dal Galilei, dovè leggere tutte le opere di lui. Se si pensa che erano ottanta e più gli autori dai quali cavò la materia onde comporre l'Antologia, si capirà facilmente la gravità del lavoro. Il 27 dicem- bre scriveva allo Stella che l'Antologia si avanzava rapidamente e che i soli pezzi estratti dalle opere del Galilei farebbero un librettino molto importante: < Sarebbero, diceva, letti con piacere da tutti ; lad- dove nella farragine fisica e matematica dello opero di Galileo noKsuno li leggo né li conosco. >' Poco dopo il suo arrivo a Recanati, una lettera dello Stella gli chiese facoltà di cedere al Sonzogno le Huc traduzioni dcW J'^pitteto o deW Isocrate, ch'egli aveva stabilito di ])ubblicaro nella lìihUoteca amena, e di mettere invoco in questa lo Operette mornli. Il Leo- pardi assenti, con poco piacere, alla prima domanda; ' y«dl SpUtolarlo, Tol. II, png. 188.
- Utm, png. 170.
' Idem, p«g. 186.