parziale e sereno sul Leopardi. L'uomo meno capace d'intenderlo era fra gli scrittori della Antologia il Tommaseo. Il quale, come ebbe veduti i dialoghi, scrisse al Vieusseux biasimandone la pubblicazione e dicendo molto male dell'autore, che chiamava un'arrogante mediocrità. Il Vieusseux rispose scusandosi dell'avere stampato i dialoghi per riverenza al Giordani, e dicendo che le sciocche lodi di lui avevano fatto molto torto al Leopardi, il quale veramente non era quello che si credeva, ma che a lui non sembrava
si potesse chiamare unarrogante mediocrità. < Ho, scriveva, delle sue lettere confidenziali, che mostrano il pensatore istruito e l'ottimo cittadino. > Al che il Tommaseo ribadiva: < Non è già che mi spiaccia l'arrogante mediocrità.... Ma io, se non erro, direi fredda
e arrogante. Quest' è che mi cuoce : la fredda. >1 D'allora in poi il Dalmata, quanto più conobbe del Leopardi, tanto lo giudicò più duramente e ingiustamente.
Il nostro era ben lontano dall'iramaginarsi cosìJ{j
gli attacchi del Tommaseo, come le deboli difese del '^
Vieusseux ; il quale allora, e poi sempre, gli fece le |
più larghe e sincere dimostrazioni di stima; e, dopo
pubblicato il saggio delle Operette morali, rimandan-
dogli il manoscritto, lo pregò di nuovo a scrivere per
la Antologia. Gli suggerì di fare delle corrispondenze
che flagellassero i pessimi costumi del tempo, i me-
todi di educazione e di pubblica istruzione, tutto ciò
infine che si poteva flagellare. Questo corrisi)ondenze sa-
rebbero firmate col pseudonimo, Un romito degli Ap-
pennini, al quale avrebbe potuto rispondere Un re-
mito deWArno.^
Il Leopardi, riconoscendo opportunissima l'idea in
sd, si dichiarò affatto incapace di attuarla, dicendo
• Vodl lo Hcritto di M. lUiiiii, AUtnandi'O Manzoni « il tuo
romanzo nel carteggio del Tommuiieo eoi Vieu»teuT, noi voliimo do>
dieato ad Arturo Uraf; liorgAmo, iNtituto nrti «raddlio, 1!>03|
I>Ag. 280, noU 4. * KpiHtnìnrio voi. Ili, png. 2<'i<.>.