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270 CAPITOLO XIV. stava per divenire una realtà. Ciò che in Recanati non lo salvava dallo scherno degli ignoranti, a Bo- logna lo faceva ricercato e pregiato da tutti, anche dalle signore. È naturale che dopo il successo dei versi, molti di quelli e di quelle che non lo conosce- vano ancora, desiderassero di essergli presentati. S'in- tende che questo desiderio nelle donne, anche in quelle che erano, o pretendevano di essere, ciò che oggi si dice intellettuali, era più che altro curiosità, benché non disgiunta da ammirazione: naturalmente non pensavano di potersi innamorare di lui, e nemmeno ch'egli potesse innamorarsi di loro; perchè egli era un gran letterato, un gran poeta, non era un uomo. E appunto questo fatto singolare, anormale, cresceva la loro curiosità.
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Una delle signore più eulte di Bologna, forse la più eulta letterariamente, era la contessa Teresa Car- niani Malvezzi. D'origine fiorentina, aveva a sedici anni sposato il conte Francesco Malvezzi de' Medici bolognese, e si era con lui stabilita a Bologna nel 1802. Appassionata per gli studi fin da giovinetta, seguitò a coltivarli da maritata, dedicando ad essi tutto il tempo che lo restava libero dalle cure della famiglia. Ebbe maestri e consiglieri, nella filosofia e nella let- teratura greca il Biamonti, nella lingua e letteratura latina il Garatoni, nella lingua inglese il Mozzofanti. Ad una contessa, giovine, graziosa, e innamorata delle lettere, non poteva mancare l'ammirazione e l'amicizia dei letterati più illustri del tempo suo; e la ebbe larghissima. Basta nominare fra quelli che più la tennero in pregio il Monti, che por lei scrisse anche dei versi ; il Costa, che le fu largo di avverti- menti consigli nella letteratura e poesia italiami; lo Strocchi, il Perticari, il Pindomonte, il Lanii)rc(li,