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A BOLOGNA. 261 pur dichiarandosi grato dell'offerta, si mostrò restio ad accettarla e mise innanzi alcune difficoltà. Insi- stendo però il Bunsen, si lasciò vincere alle solleci- tazioni di lui, e il 28 d'ottobre gli scrisse ch'era di- sposto di recarsi subito a Roma al primo cenno del Governo; se non che lo pregava di fargli sommini- strare i mezzi pel viaggio, ai quali non aveva modo di provvedere da sé. A ciò il Bunsen provvide egli stesso, mettendo a disposizione del Leopardi una somma in Bologna.* Ma anche prima d'aver notizia dell'atto liberale del suo protettore, il Leopardi, già pentito dell'accettazione, gli riscrisse in data 16 no- vembre, scusandosi di non potere assolutamente an- dare, perchè alle sue disgrazie si era aggiunta una ostinata malattia intestinale^ che gli rendeva insoppor- tabile il moto, massimamente della carrozza; e lo pre- gava a far nuove premure presso il Governo ponti- ficio per il posto di segretario dell'Accademia, o per qualche altro piccolo emolumento in Bologna piuttosto che altrove. Il Bunsen tornò allora ad insistere per il segre- tariato dell'Accademia. E dietro le insistenze di lui il Segretario di Stato il 4 novembre scrisse diret- tamente al Cardinale Camerlengo da cui dipendeva la nomina, suggerendo il modo di provvedere al To- gnetti, e dicendo che la nomina del Leopardi era de- siderata da Sua Santità, da parecchi de' più distinti soggetti del Corpo diplomatico, e per ultimo da lui, che si professava ammiratore sincero de' talenti del suo rac- comandato.' Il Cardinale Camerlengo rispose subito una let- tera molto cortese ed untuosa, dicendo che fra qual- che giorno si sarebbe recato a Roma, e che uno degli

  • Vedi Epistolario, voi. II, pag. 62.
  • Vedi nel citato articolo di Carlo Bandini, nella Baasegna

Nazionale del 16 ottobre 1902, la lettera del Segretario di Stato al Cardinale Camerlengo, a pag. 669.