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256 CAPITOLO xm. tusiasta, e tanto la nomina di Giacomo gli parve si- cura, che scrivendogli cominciò la lettera con le pa- role : < Caro segretario. > Probabilmente anche Gia- como sperava nella buona riuscita di queste pratiche, benché ai suoi scrivesse il contrario.
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Giacomo si era trattenuto a Milano fino agli ultimi di settembre. Ne partì il 26, ed arrivò a Bologna la mattina del 29. A Bologna prese in affitto per un mese un appartamentino in casa di una famiglia Aliprandi, che abitava presso il Teatro del Corso in casa Badini, e che pensava a farlo servire e dargli da mangiare, perche egli non amava di profittare degli inviti a pranzo fuori di casa. Così scriveva al padre pochi giorni dopo il ritorno, ragguagliandolo dei patti conchiusi con lo Stella e degli altri guadagni coi quali sperava potersi mantenere convenientemente in Bologna. Oltre i dieci scudi mensili dell'assegno fattogli dall'editore, ne aveva altri otto per una lezione di latino ad un ricco signore greco. Per un'altra lezione di latino e di greco al suo amico Papadopoli non aveva fissato niente; ma son certo, scriveva al padre, che ciò non sarà con mio pre- giudizio. Monaldo, c'era da aspettarselo, non approvò con molto entusiasmo questo stabilimento del figliuolo. < Piuttosto che mettersi allo stipendio di uno stam- patore mercante, gli scrisse, avrei creduto meglio il pattuire che vi pagasse i vostri scritti un tanto al fo- glio ; così, piuttosto che ricevere otto scudi mensili dal greco, ne avrei accettato un dono non pattuito. Secondo lo nostro antiche idee, e forse pregi udizii, questi emolumenti mensili mi sembrano alquanto umi- lianti. >' Ma Giacomo, cho pur tenendo alla sua no- biltà non aveva quei pregiudizii, risposo da uomo < V«di IMUrt iti partntl, pag. 126.