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A BOLOGNA. 253 subito dattorno, per farlo restare a Bologna. Il Pa- padopoli in special modo metteva una specie di ambi- zione nell'averlo con sé, per guida e consiglio ai suoi studi: e il Leopardi lo ebbe subito c^ro, perchè tro- vava in esso una grande somiglianza di sentimenti e di pensieri col suo fratello Carlo. Probabilmente in uno di quei colloqui il Giordani, o il Brighenti, o tutt'e due, suggerirono al Leopardi di chiedere il posto di segretario generale dell'Acca- demia di Belle Arti di Bologna ; posto che aveva già tenuto il Giordani prima del 1815, e che essi consi- deravano come vacante, perchè occupato provvisoria- mente da un interino. L'idea dovè a tutti parer buona, e sorrise in special modo al nostro poeta. Egli si sen- tiva come rinato nella mutazione di Recanati con Bologna. Aveva finalmente trovato delle persone che lo intendevano, che lo apprezzavano, che si interes- savano per lui. Perciò gli dispiaceva il partire. Ma lo Stella lo aspettava con impazienza, e il corrispon- dente di lui lo sollecitava. Bisognò dunque rompere gì' indugi. Partì il 27 luglio, ed arrivato a Milano il 30, il giorno dipoi scrisse a Carlo che gli pareva impossi- bile di poter durare in quella città neppure una set- timana. Sospirava per Bologna, dove era stato quasi festeggiato, dove in nove giorni aveva contratto più ami- cisie che a JRoma in cinque mesi, < dove i forestieri, diceva, non trovano riposo per le gran carezze che ricevono, dove gli uomini d'ingegno sono invitati a pranzo nove giorni ogni settimana, dove Giordani mi assicura ch'io vivrò meglio che in qualunque altra città d'Italia, fuorché Firenze.... In Bologna nel ma- teriale e nel morale tutto è bello :... gli uomini sono vespe senza pungolo ; e credilo a me, che con mia in- finita meraviglia ho dovuto convenire con Giordani e con Brighenti (brav'uomo), che la bontà di cuore vi si trova effettivamente, anzi vi è comunissima, e