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A Bologna. 247

compilato da Giacomo il 25 febbraio del 1826, delle opere edite ed inedite da lui composto fino a tutto l'anno precedente, attribuisce agli anni 1824 e 1825 il volgarizzamento delle operette morali di Isocrate da pubblicarsi (è detto nell' elenco stesso) in Milano. Da una lettera di Giacomo allo zio Carlo Antici del 5 marzo 1825 rilevasi che cotesto operette sono le tre Parenesi, cioè gli Avvertimenti morali a Demonico, il Discorso del Principato, a Nicocle re di Salamina, e il discorso intitolato Nicocle; i quali, secondo che è detto nella lettera stessa, sarebbero stati tradotti allora allora, cioè nel precedente mese di febbraio : ma è probabile, quasi certo, che quelle traduzioni fossero state cominciate negli ultimi del 1824, subito dopo le Operette morali. Il Leopardi, che aveva oramai esperimentato le sue facoltà come scrittore originale di prosa, volle anche fare le sue prove nel tradurre in prosa dalle opere classiche, dove così infelicemente erano riusciti (quasi tutti gli scrittori italiani sin allora. Egli si era cimentato da giovanissimo a simile impresa coi volgarizzamenti da Frontone e da Dionigi; ma ora vi tornava con altre forze ; e queste sue traduzioni da Isocrate riuscirono un modello di semplicità e di eleganza. Aveva intenzione, scrive allo zio, di tradurre in seguito il Gerone di Senofonte, il Gorgia di Platone, l'Orazione areopagitica dello stesso Isocrate, i Caratteri di Teofrasto, e forse qualcuno de' dialoghi d'Eschine Socratico. Voleva anche dare tradotta una scelta di Pensieri di Platone, sul genere di quella dei Pensieri di Cicerone dell' Olivet, ma più ampia. Di tutti questi lavori, che si era proposto di compiere in quell'inverno, non ne fece poi nessuno (eccettuata l' Orazione areopagitica, che tradusse più tardi), a cagione della salute molto malandata. < La mia salute, scrive con la citata lettera allo zio, è ridotta in grado tale, ch'io