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LE < OPERETTE MORALI. > 231 lettera. < Si risponde, diceva, anche ai villani, e io non sopporto chi mi manca di quel che è dovuto a tutti. > Una delle prime notizie ch'ebbe dal cugino in- torno all'incontro delle sue Canzoni fu questa, che gli Arcadici ne avevano detto male. E rispondeva : < Ti assicuro che io provo sempre un gran piacere quando sono informato del male che si dice di me. Del resto poi, se gli Arcadici abbiano ragione o torto, giudicherà il pubblico. >' La salute del Leopardi dopo il ritorno da Roma fu abbastanza buona fin quasi alla tine del 1824; * tanto che egli potò dedicare tutto quell'anno alla com- posizione delle Operette morali concepite tre anni in- nanzi. Rammentiamoci che il 4 settembre del 1820 aveva scritto al Giordani: < In questi giorni, quasi per ven- dicarmi del mondo, e quasi anche della virtù, ho im- maginato e abbozzato certe prosette satiriche. > Que- ste parole indicano non solo l'origine delle Operette morali, ma anche lo spirito col quale furono concepite. Pochi mesi innanzi egli aveva scritto al Brighenti: < In ventun anno, avendo cominciato a pensare e sof- frire da fanciullo, ho compito il corso delle disgrazie d'una lunga vita, e sono moralmente vecchio, anzi decrepito, perchè fino il sentimento e l'entusiasmo, eh' era il compagno e l'alimento della mia vita, è di- leguato per me in un modo che mi raccapriccia. >' Da questo tempo in poi egli, come abbiamo veduto, andò d'anno in anno, di mese in mese, rassegnan-

  • Epistolario, voi. I, pag. 528.
  • Vedi Epistolario, voi. I, pag. 516.

3 Epistolario, voi. I, pag. 265.