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GIACOMO LEOPARDI A ROMA. 221 E una burla fu ; ma pur troppo il povero Giacomo non ne fu contento. Il 4 agosto, scrivendo al Gior- dani per dargli notizie di sé e delle cose sue, gli di- ceva a proposito dell'impiego: < (Il Segretario di Stato) promise espressamente e spontaneamente (al Ministro di Prussia) eh' io sarei stato provvisto, la qual promessa è quanto s' è ottenuto fin qui. Intanto il Papa muore, e col Papa va il Segretario di Stato, e col Segretario di Stato la sua promessa. >' Non ebbe il Leopardi maggior fortuna in un altro affare di cui si occupò a Roma e che pure staragli molto a cuore, il matrimonio della sorella Paolina. Quando furono rotte le trattative col Peroli, i fra- telli per una ragione, i genitori per un'altra, non smi- sero il pensiero di trovarle marito; e lei poveretta se ne struggeva, non potendone più della vita che faceva in casa. Carlo aveva messo gli occhi sopra un giovane marchigiano, Ranieri Roccetti ; ma sapendolo non bene provveduto di beni di fortuna, non ne aveva parlato in casa. Avendone poi toccato, e conosciuto che ciò non era una difficoltà né per Paolina né pei genitori, si propose di far qualche pratica e ne scrisse a Giacomo, che già conosceva il giovane, e diede il suo assenso. Intanto il marchese Antici aveva scritto a Monaldo sulla possibilità di un matrimonio di Paolina col cavaliere Marini, che, vedovo di recente, aveva intenzione di riammogliarsi. Carlo e Monaldo scrissero di ciò a Giacomo, domandandogli informa- zioni; Giacomo rispose dandole ottime; ma quasi con- temporaneamente r Antici riscrisse a Monaldo che non credeva di poter fare la proposta di Paolina al cavaliere, perchè aveva saputo eh' egli era già in trat- • Epistolario, voi. I, pag. 4G5.