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216 CAPITOLO XI. andò a trovare; ed egli, fattagli la migliore acco- glienza, gli disse che quello usato da lui era il vero modo di trattare la filologia, ch'egli era nella vera strada, che lo pregava caldamente a non abbandonarla. E sentendo che aveva trovato nei codici greci della Biblioteca Barberina, dei quali stava facendo il ca- talogo, un frammento aflfatto sconosciuto di un'ora- zione di Libanio, e che altre cose sperava trovare, prese spontaneameìite V impegno di fare stampare in Germania quello che aveva già scoperto o fosse per iscoprire.^ C'erano anche in Roma il prof. Tiersch di Mo- naco, celebre grecista, e il dott. Krarup danese, dei quali Giacomo fece la conoscenza in casa del cav. Rein- hold, Ministro dei Paesi Bassi, letterato anche lui. Il Reinhold soleva riunire a pranzo quanto v'era di me- glio fra i dotti stranieri dimoranti in Roma ; e Gia- como, che fu la prima volta ad uno di quei pranzi il 29 dicembre, così ne scrisse il giorno di poi alla Paolina : < Ieri fui a pranzo dal Ministro d'Olanda. La compagnia era scelta e tutta composta di fore- stieri. Posso dir che questa sia la prima volta che io abbia assistito a una conversazione di buon tuono, spiritosa ed elegante, e quasi paragonabile a una con- versazione francese. Anche la lingua che si parlò fu francese quasi sempre. Non v'erano Italiani fuorché i miei ospiti e me, ed un Romano, che non parlò mai. >' Inviti a pranzo no aveva anche da altro persone ragguardevoli, che in qualche occasiono solenne ama- vano raccogliere a tavola i loro conoscenti ed amici più meno illustri. Ad uno di questi pranzi, dato da Monsignore Mai, gli accadde un fatto curioso. Era fra ì convitati un prete sconosciuto a tutti, che il ('ardinale s'era dimenticato di presentare. Cadde il di- scorso Hopra i funerali del Canova fatti pochi giorni

  • Vodi Kplatolarto, voi. I, pag. 419. * Idom, pag. 382.