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210 CAPITOLO XI. role, aggiungeva in una lettera alla Paolina : < Tenete per certissimo che il più stolido Recanatese ha una maggior dose di buon senso che il più savio e più grave Romano. >' — E il buon Cancellieri ? — < Cancellieri è un co- glione, un fiume di ciarle, il più noioso e disperante uomo della terra ; parla di cose assurdamente frivole col massimo interesse, di cose somme con la mag- giore freddezza possibile; ti affoga di complimenti e di lodi altissime, e ti fa gli uni e l'altre in modo così gelato e con tale indifferenza, che, a sentirlo, pare che l'esser uomo straordinario sia la cosa più ordinaria del mondo. >' Se Cancellieri è un coglione, la letteratura ro- mana in genere non è niente di meglio. < Orrori e poi orrori. I più santi nomi profanati, le più insigni sciocchezze levate a cielo, i migliori spiriti di que- sto secolo calpestati come inferiori al minimo let- terato di Roma, la filosofia disprezzata come studio da fanciulli ; il gonio e l' immaginazione e il senti- mento, nomi (non dico cose, ma nomi) incogniti e fore- stieri ai poeti e alle poetesse di professione; l'anti- quaria messa da tutti in cima del sapere umano, e considerata costantemente e universalmente comò l'unico vero studio dell'uomo. >"* «La bella ò che non si trova un Romano il quale realmente possieda il latino o il greco; senza la perfetta cognizione delle quali lingue ben si vedo che cosa mai possa esàere lo studio dell'antichità. > < Monsignor Mai ò tutt'altro da questa canaglia; è gentilissimo con tutti, compia- centissimo in parole, politico in fatti; mostra di voler soddisfare a ciascuno ; o fa in ultimo il suo comodo; ma quanto a mo non solo non ho che hignarmene, anzi debbo dire che m'ha compiaciuto realmente in

  • Kplutotario, voi. I, pag. 804.
  • Idnm, pnt;. 861.
  • Idom, pnj{. 876.