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196 CAPITOLO X. < Tu sapevi già tutto ab eterno, ma permetti alla immaginazione umana che noi ti consideriamo come più intimo testimonio delle nostre miserie. Tu hai provata questa vita nostra, tu ne hai assaporato il nulla, tu hai sentito il dolore e l'infelicità dell'esser nostro, ec. Pietà di tanti affanni, pietà di questa po- vera creatura tua, pietà dell'uomo infelicissimo, di quello che hai veduto, pietà del genere tuo, poiché hai voluto aver comune la stirpe con noi, esser uomo ancor tu. — Neil' inno degli apostoli si potrà parlare dei missionari, di san Francesco Saverio, delle mis- sioni all'America. Nell'inno ai solitarii, degli ordini religiosi, delle certose, ec, della vita monastica de- gli antichi grandi monasteri, ec. — Degli inni v. la Bibl. antiquar. del Fabric. — Per l' inno al Creatore al Redentore : — Ora vo da speme a speme tutto giorno errando, e mi scordo di te, benché sempre de- luso, ec. Tempo verrà ch'io, non restandomi altra luce di speranza, altro stato a cui ricorrere, porrò tutta la mia speranza nella morte, e allora ricorrerò a te, ec. Abbi allora misericordia, ec. — A Maria : — È vero che siamo tutti malvagi, ma non ne go- diamo; siamo tanto infelici! È vero che questa vita e questi mali son brevi e nulli; ma noi pure siam piccoli, e ci riescono lunghissimi e insopportabili. Tu che sei già grande e sicura, abbi pietà di tanto mi- serie, ec. > ' In quel breve periodo di tempo, poeticamente assai fecondo, che va dal primo disegno di poesie religioso all'ultima delle nuovo Canzoni, il pensiero di com- porre qualcuno degl'inni dovè i)iù volto traversare la monto del poeta, ma non lo mise ad effetto se non nel luglio del 1822. In diciassette giorni di questo mese compose l' inno Ai ratriarchi, del quale aveva.
- BuppUmtnto al pt'ngutto d'inni crintiani nollo Opurella ino.
rati di Giacomo Uopatdl; Livorno, Vigo, 1870, pag. 606, 607.