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AI MIEI FIGLIUOLI. XIII

per ogni verso. Erano state prese in esame e discusse le opinioni filosofiche dello scrittore, messi sulle bilancie e pesati i suoi lavori di filologia, di erudizione e di critica, analizzati i suoi principii e metodi d’arte nella poesia e nella prosa; non c’era angolo così riposto della mente e del cuore del pensatore e del poeta, ove l’occhio della critica non avesse cercato di penetrare. Nè solamente i letterati (critici, filosofi, poeti), ma anche gli scienziati erano scesi in campo, a tentar di spiegare con le loro teoriche e i loro sistemi il fenomeno portentoso di questo ingegno forte e sano imprigionato in un corpo debole e malaticcio.

Fra tanti studi non mancavano le biografie; ma quella narrazione semplice e compiuta dei fatti della vita, o io m’inganno, o non c’era; e poichè mi parve che i materiali per farla abbondassero; mi lasciai dal mio grande amore al soggetto persuadere a provarmici. Non mi nascosi le difficoltà della esecuzione; perchè l’intendimento mio era che da quel semplice racconto della vita dovesse balzar fuori viva e vera l’immagine dell’uomo e dello scrittore: intendimento superbo, del quale penserà a castigarmi l’indifferenza del pubblico.