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190 CAPITOLO X. Il poeta, che in tutti i suoi scritti di verso e di prosa rappresentò sotto le forme più varie l'infe- licità sua, pensò più d'una volta a fare argomento di uno dei suoi canti quello ch'era, se non il mag- giore, il più pungente dei suoi dolori, l'esclusione dall' amore. Fra r infinito numero di scritti da lui pensati, dei quali troviamo ricordo nelle sue carte, c'è questo: < Scene comiche o tragiche. Personaggi storici o ideali. Per es. un uomo nella mia situazione che parli per la prima volta d'amore a una donna ec. ec. >' La scena, se l'autore l'avesse composta, sarebbe certamente riu- scita tragica. Invece di essa, egli compose il canto di Saffo, mostrando con ciò un senso finissimo del- l'arte. Le parole che uscendo dal labbro di una donna ci commuovono altamente, nella bocca di un uomo non avrebbero avuto la stessa virtù. Scritto il canto di Saffo, vi fece intorno queste considerazioni : < Il fondamento di questa Canzone sono i versi che Ovidio scrive in persona di Saffo, Epist. 15, v. 31 segg. Si mihi difficilis formam natura negavit etc. La cosa più diffìcile del mondo, e quasi impossibile, si è d'interessare per una persona brutta; e io non avrei preso mai questo assunto di commuovere i let- tori sopra la sventura della bruttezza, so in questo particolar caso, che ho scelto a bella posta, non avessi trovato molte circostanze che sono di grandissimo aiuto, cioò 1° la giovontft di Saffo, e il suo esser di donna. Noi scriviamo principalmente agli uomini. Ora ni nioza fca, ni vieja hcrmosa, dicono gli Spagnuoli, 2"il suo grandissimo spirito, ingegno, sensibilità, fama, anzi gloria immortale, e lo sue noto disavventuro, lo quali circostanze par cho la debbano fare amabile e graziosa, ancorchò non bolla; o se non lei, almeno la sua memoria, 3* e sopra tutto la sua antichità. ' N«ll« oarte nnpoletano in cono di «tampa. À