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LE NUOVE CANZONI. 189 Bruto aveva ucciso inutilmente Cesare, egli aveva uc- cisa inutilmente cogli studi la sua giovinezza. Cercare se nella canzone leopardiana siano fedel- mente rappresentati il personaggio e il momento sto- rico sarebbe chiedere al poeta quello ch'egli non ebbe in mente di fare. Di romano non vi è nella canzone che il linguaggio poetico, non vi sono che i simboli sotto i quali il poeta volle esprimere i suoi sentimenti e i suoi pensieri. < Mes sentimens envers la destinée (scriveva egli undici anni più tardi al De Sinner) ont été et sont toujours ceux que j'ai exprimés dans Bruto minore. >' Dunque degli empi Siedi, Giove, a tutela? e quando esulta Per l'aere il nembo, e quando Il tuon rapido spingi, Ne' giusti e pii la sacra fiamma stringi? A questa magnanima bestemmia fa singolare ri- scontro il lamento di Saffo, cioè l'altra canzone nella quale il poeta rappresentò un altro non men doloroso aspetto di sé. Bruto è l' imprecazione dell' uomo che, oppresso dal destino, si rifugia nella morte e getta la sua sfida agli Dei; Saffo, che aspira con impla- cabile desiderio all'amore, ed è respinta dall'amore, chiede anch' essa la pace al sepolcro ; ma la sua di- sperazione comincia e finisce in un gemito. Nelle pa- role di Bruto e' è il grido marziale del combattente, che anche vinto non si arrende; in quelle di Saffo c'è il sospiro della elegia e il dolore della rassegna- zione:— Perchè son condannata a soffrire? Qual colpa ho commessa? non lo so; non capisco niente: Arcano è tutto Fuor clie il nostro dolor. — E si dispone a morire.

  • Epistolario di Giacomo Leopardi, voi. II, pag. 478.