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LE NUOVE CANZONI. 187 Qui lo scetticismo ò anche più forte che nelhi can- zone al Mai. Non sembra davvero ragione degna di dare la vita per la patria il considerare che le opero umane non sono altro che un giuoco, e che il vero non è men vano della menzogna. Ma anche qui soc- corre la teoria del poeta sulle illusioni : — La natura stessa fece dono agli uomini dei lieti inganni e dei forti errori che in ogni tempo alimentarono e produs- sero le nobili azioni e gli studi gloriosi. — A noi di lieti Inganni e di felici ombre soccorse Natura stessa: e là dove l'insano Costume ai forti errori esca non porse, Negli ozi oscuri e nudi Mutò la gente i gloriosi studi. ^
La canzone alla sorella fu composta fra gli ul- timi d'ottobre e i primi di novembre del 1821 ; quella Al vincitore nel pallone fu finita l'ultimo di novem- bre del medesimo anno. Le canzoni, dice l'autore, parlando delle dieci che pubblicò poi a Bologna nel 1824, non sono tutte né in tutto di stile petrarchesco : ' ma tutte, diciamo noi, salvo V Inno ai Patriarchi, derivano dal Petrarca. Eliminata l'ultima strofa più breve detta Licenza, come avevano già fatto altri poeti prima di lui, il Leopardi si prese fin dalle prime canzoni altre libertà. Pur facendo le strofe, miste di endecasillabi e sette- nari, tutte dello stesso numero di versi, e con la me- desima disposizione dei versi e delle rime, lasciò un verso due senza rima; e nelle prime due canzoni, quelle AlV Italia e Su Datile, diede alle strofe dispari ' Vedi Articoletto critico intorno alle canzoni del conte Gia- como Leopardi, ristampato negli Scritti letterari, voi. II, pag. 283.