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LE NUOVE CANZONI. 185 noncuranza e ridiamo. — Ma la noncuranza e il riso non bastavano ad acquetare l'animo del poeta, sì che di tratto in tratto non prorompesse in qualche parola di protesta e di ribellione. Nel contrasto continuo di que- sti sentimenti, nel cozzo dello scetticismo con l'entu- siasmo, della realtà con le illusioni, della disperazione con la ribellione, sta in gran parte la poesia delle Nuove Canzoni. La canzone alla sorella comincia con le dolci il- lusioni della giovinezza, alle quali essa dee rinunciare lasciando la pace del borgo nativo, per entrare nel tumulto della vita. Le nozze furono e sono sempre considerate come un avvenimento lieto, che i poeti d'ogni tempo cele- brarono, chiedendo alla Musa le immagini più gra- ziose e gentili, al vocabolario le parole più dolci e carezzevoli. Naturale: il matrimonio è la consacra- zione dell'amore, al quale è affidata la riproduzione della specie; è l'atto più importante della vita, in quanto rappresenta la continuità della vita stessa. Ma, col concetto che aveva della vita e de' tempi suoi il Leopardi, poteva aspettarsi da lui un canto di esul- tanza ? Tu, dice alla sorella, accrescerai l'infelice fami- glia alla infelice Italia; i tuoi figliuoli saranno o mi- seri codardi, poiché il corrotto costume ha posto un dissidio immenso fra la fortuna e il valore. Av- vezzali a tollerare i danni e il pianto della virtù, e fa' che crescano buoni, forti, infelici. Questo l'inse- gnamento che balza fuori dalla canzone. Ma il poeta aveva in cuore un altro pensiero, il pensiero che l'amore è sprone ad opere egregie, e la bellezza è maestra di alti affetti ; e questo pensiero lo signoreg- gia talmente che il queirulo carme nuziale si trasforma d' un tratto in un canto eroico. Il poeta vede le gio- vinette spartane cingere il brando ai mariti, e spar- gere poi le chiome sui corpi loro che tornano sul