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178 CAPITOLO IX. salute. < Della mia salute, scriveva il 26 gennaio 1821 al Trissino, non ho cagione di lamentarmi più del- l'ordinario, anzi forse alquanto meno. > E poco avanti (i 5 del mese stesso) aveva scritto al Giordani : < Io sto competentemente bene del corpo. L'animo, dopo lunghissima e ferocissima resistenza, finalmente è sog- giogato e obbediente alla fortuna. Non vorrei vivere ; ma dovendo vivere, che giova ricalcitrare alla neces- sità? Costei non si può vincere se non colla morte. Io ti giuro che avrei già vinto da lungo tempo, se m'avessi potuto certificare che la morte fosse posta in arbitrio mio. Non avendo potuto, resta ch'io ceda. Né trovo oramai che altra virtù mi convenga, fuori della pazienza, alla quale io non era nato. > Una mutazione stava avvenendo, anzi era in gran parte avvenuta in lui. Alla disperazione era succe- duta la rassegnazione. Invece di aspettare consola- zione dagli amici, si provava egli a darne loro. Scri- vendo al Giordani, il quale in quel tempo era afflitto da una grave malattia di nervi, e perciò in preda ad una fiera malinconia, gli faceva animo coli' esem- pio suo: < Ma dimmi: non potresti tu di Eraclito convertirti in Democrito? La qual cosa va pure ac- cadendo a me, che la stimava impossibilissima. Vero ò che la disperazione si finge sorridente. Ma il riso in- torno agli uomini e allo mie stesse miserie, al quale io mi vengo accostumando, quantunque non derivi dalla speranza, non viene però dal dolore, ma piuttosto dalla noncuranza, ch'ò l'ultimo rifugio degl'infelici sog- giogati dalla necessità. > Cosi il 18 giugno. E pochi mesi appresso, il 26 ottobre : < Oh so ti potessi rive- dere! Dopo tre soli anni, appena mi riconosciMcsII. Non più giovane, non più renitente alla luiLiuia: escluso dalla speranza e dal timore, escluso da' me- nomi fuggitivi piaceri che tutti godono. > La mutazione, annunziatasi fino dal sottonilnc l^jo, quando scriveva che, quasi per vendicarsi del mondo,