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174 CAPITOLO IX. spaventa, non già per me, ma perchè vedo la miseria del mondo. S'io divenissi ricco e potente, eh' è impos- sibile, perchè ho troppo pochi vizi, le donne senza fallo cercherebbero d'allacciarmi. Ma in questa mia condizione, disprezzato e schernito da tutti, non ho nessun merito per attirarmi le loro lusinghe. > (Al Giordani, 4 settembre) : < In questi giorni, quasi per vendicarmi del mondo, e quasi anche della virtù, ho immaginato e abbozzato certe prosette satiriche. > È singolare questo insistere sulla insensibilità e la scelleraggine delle donne e sull'essere disprezzato e schernito da tutti. Naturalmente esagerava. Due cose lo tormentavano con egual forza, jl bisogno d'amore e il desiderio di fama; e il pensiero che in Recanati né quel bisogno né quel desiderio non potevano es- sere sodisfatti lo faceva andar fuori di sé. Le relazioni sue col padre dopo la fuga impedita, e dopo la feroce inquisizione che questi esercitava sopra i suoi scritti, i suoi pensieri, i suoi sentimenti, erano tutt' altro che cordiali. Non osando ribellarsi aper- tamente, si sfogava nelle lettere con gli amici, e in casa si rodeva dentro con la sua rabbia. Sentiva la sua impotenza e tuttavia non pensava che a liberarsi. Si raccomandava agli amici che gli trovassero un impiego qualsiasi, dicendo loro che a cose fatte suo padre cotisentirebbe, ma che non era sperabile s'in- ducesse a fare egli stesso qualche cosa per lui : era più facile smuovere una montagna.^ Il Giordani e il Bri- ghenti si davano attorno, quegli a Milano, questi a Uologna ; o forse con più fervore di loro la zia Fer- dinanda a Uoma, Il Giordani fece pratiche per otte- nergli una cattedra in Ijoml)ardia (paro nel liceo di Lodi), il Brighenti per la cattedra di eloquenza a Bologna; ma non conclusero niente. Nò fu più for- tunata la zia Ferdinanda. ' Vo<li ICpliitoìarlo di (J/aeomo Ltopardi, voi. I, png. 201.