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172 CAPITOLO IX. piare al Trissino; il quale, saputo della dedica, se n'era mostrato confuso e meravigliato. Se non che, mentre aspettava il libretto, questo fu sequestrato dalla polizia austriaca, ed egli n' ebbe dei fastidi ; onde non è a meravigliare, se lì per lì, invece di ringraziamenti, mandò al Leopardi, per tutta risposta alla dedica, la notizia secca secca che la canzone era sfata severa- mente proibita per volontà espressa del principe viceré e comandatane la perquisizione.^ Chi aveva messo così per tempo sull'avviso la poli- zia austriaca? Dalle Carte segrete di essa pubblicate a Capolago nel 1851 risulta che la denunzia della can- zone fu fatta da un tale Brasil, aggiunto di polizia a Venezia, con rapporto dei 7 agosto 1820 al Kubech, direttore generale. < E per che altro, scrive il Car- ducci, il rapporto sul libretto poetico del Leopardi fu indirizzato al direttore della polizia di Venezia e non a quel di Milano, se non per questo che la canzone era intitolata al conte Trissino di Vicenza e il Bri- ghenti aveva avuto incarico dal Leopardi di mettersi in corrispondenza con quel signore di Vicenza ? Ah Brasil, Brasil ! Io temo forte di conoscere il tuo cor- rispondente e informatore! >' Anche il Piergili crede che l'informatore del Brasil fosse il Brighenti: ma questa opinione di lui e del Carducci è fondata, come si vede, sopra semplici indizi: i quali non mi paiono più concludenti degli altri fatti, dal Piergili stesso ad- dotti a dimostrare che il Brighenti fu veramente una spia dell'Austria. Per me hanno puro qualche valore i dubbi solle- vati dal (iualtcrio intorno alla sincoritil della nota di corrispondenti uJliciosi del governo austriaco da lui pubblicata, e l'opinione del Canti! o del (iussalli in proposito. Tuttavia, quand'anche restasse provato che

  • KpMolarto di Oiaeomo Ltopardt, voi. I, png. 298 in nota.

' Carducci, Dtgli »jili'lll f. tlfUe f»vm« oc, pag. 210.