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DISPERAZIONE E RASSEGNAZIONE. 169 Briglienti, scrivendo a Monaldo Leopardi per calmare le sue ire contro il liberalismo del figliuolo, è natu- rale cercasse di non urtarne le opinioni, e perchè le lettere del Brighenti all'Albertazzi sono, come è noto, una falsificazione letteraria. C'è di più. Il Morandini, parlando di sé in una delle relazioni, dice di non essere né letterato uì- uomo distinto. Se autore della relazione fosse stato il Bri- ghenti, perchè avrebbe fatto questa dichiarazione, che non poteva se non scemare autoritj\ a lui e alle cose che riferiva? Anche: in una lettera del Brighenti a Giacomo Leopardi del 6 giugno 1821 si leggono queste parole: < pur troppo non v'è rifugio per l'uomo dabbene.... Ldanto perfino gli spioni vanno in cocchio^ e sono la delizia dei circoli dei nostri patrizi. >' È pos- sibile che chi scriveva così fosse un uomo disposto, anzi appassionato, a fare la spia ? un uomo che aveva poco innanzi, come sospettano il Piergili e il Car- ducci, denunciato alla polizia austriaca la Canzone del Leopardi al Mai ? Di questa denuncia parleremo fra poco: intanto io non posso nascondere che per le cose accennate mi ripugna ammettere in un uomo tanta falsità e bas- sezza d'animo quanta ce ne voleva nel Brighenti per farsi in segreto il delatore de' suoi amiti. Le prime due Canzoni patriotiche del Leopardi non avevano trovato ostacolo nella Censura romana. Ma il poeta aveva in casa una Censura più ombrosa e più rigida nel padre suo, il quale alle lodi date dai Car- bonari alle Canzoni, si pelò (diceva Carlo Leopardi) per la paura; e aprì bene gli occhi, deliberato d'im- pedire altri simili reati poetici deF tìgliuol suo.

  • Vedi PxEBOiLi, scritto citato, pag. 30, 31.