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GLI IDILLI, LA CANZONE AL MAI EC. 163 sia per cercare il secondo nemico, che non aveva an- cora rintracciato. Lo trova, e mentre sta combattendo con esso, Telesilla ode la voce di lui, ne rimane for- temente turbata, e in cuor suo sente desiderio che egli non vinca, ma dice a Girone : certo ch'ei vincerà, elle nessuno gli resiste neirarmi fuor di te solo. Da- naino, come s'è spacciato del nemico, trova i due amanti, e fatto certo della loro infedeltà, trafigge la donna, e sfida a duello Girone, dal quale rimane uc- ciso. Allora Girone disperato uccide sé stesso. Che il dramma dovesse terminare così, sembra po- tersi dedurre da queste parole di un appunto messe in bocca a Girone: È morta Telesilla? e Danaino E morto? Danaino? ed io l'uccisi? Quel Danaino? Oimè che fatto è questo? Io mi sento affogar. Danain, Telesilla, anch'io m'uccido. A questi versi seguono nell'appunto questi altri, che probabilmente dovevano essere pronunziati da uno dei pastori, dei cacciatori, stato testimone della orribile tragedia : Io son tutto di ghiaccio, e non mi reggo Dallo spavento. Io vo' fuggir, se mai Sopraggiungesse alcuno, e discoprisse Com'io sì da vicino ho visto il tutto. Anche nella seconda parte del dramma dovevano ricomparire i pastori. E ci doveva essere qualche loro canto in rima, di cui è cenno negli appunti. Quando il poeta immaginò la Maria Antonietta, aveva diciotto anni ; e per quanto la sua salute fosse già rovinata, il pensiero della sua infelicità