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AI MIEI FIGLIUOLI. | IX |
bliotecario, non poteva più darmi quei libri. Il signor bibliotecario era un povero prete, il quale aveva per consegna di difendere la coscienza dei giovani dai libri pericolosi; e la osservava con tanta scrupolosità e intelligenza, che una volta mi negò la Congiura dei baroni di Napoli di Cammillo Porzio, sospettando in quel titolo qualche cosa di diabolicamente rivoluzionario.
Quando, un anno dopo, potei possedere i due volumi delle Opere del Leopardi nella edizione Le Monnier, fu una mia grande felicità, la più grande che avessi provato fino allora nella mia vita. Per quanto conoscessi già quasi tutte le poesie e le prose, seguitai a leggerle e rileggerle; e in quella bella edizione, e in quell’esemplare ch’ era mio, mi parvero sempre più belle; mi parve d’intenderle, e cominciai realmente ad intenderle meglio. Custodivo quei due volumi come un tesoro; ne portavo sempre uno con me anche quando andavo a letto e quando uscivo di casa. Qualcuno potrebbe ridere, ma voi non riderete se vi dico che il sentirmi sotto il guanciale o sotto il braccio quel volume, mi dava un piacere indicibile. Andando a trovare alcuni miei conoscenti, leggevo e declamavo loro alcuni pezzi, specialmente delle poesie, e mi arrabbiavo se non le ammiravano al pari di me. Nella mia ammirazione io non faceva diffe-