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GLI IDILLI, LA CANZONE AL MAI EC. 1 > Dal disegno lasciato dal poeta non è possibile farsi un'idea esatta di ciò che sarebbe stata la canzone, se egli l'avesse composta: abbiamo veduto quanto riuscisse diversa dall'abbozzo in prosa la canzone al- l'Italia. Il poeta, per scrivere la poesia, aspettava che tornasse l' ispirazione, e l' ispirazione non tornò. In- vece r ispirazione venne da un'altra parte, per un al- tro argomento. Nei primi mesi del 1820 le condizioni fisiche e mo- rali del Leopardi, non che migliorare, erano andate peggiorando. Mentre egli era sotto il peso de' suoi dolorosi pensieri e si disperava di non potere per Vosti- nata imbecillità de' nervi degli occhi e della festa com- piere nessuna delle tante opere che andava meditando, ecco si sparge pel mondo, e giunge anche a Recanati, la notizia della scoperta dei Libri della Bepuhhlica di Cicerone, fatta dal Mai. A quella notizia egli sente, come per virtù di una corrente elettrica, rianimarsi nelle membra doloranti lo spirito, e dimentico de' suoi mali, si leva a cantare, a celebrare, a rampognare. E come or vieni Si forte ai nostri orecchi e sì frequente, . Voce antica dei nostri, Muta sì lunga etade? Ancora è pio Dunque all'Italia il cielo; anco si cura Di noi qualche immortale. E poiché gli parve quella, o nessun'altra. L'ora da ripor mano alla virtude Rugginosa dell'itala natura, anche fu quella per lui l'ora di riprendere con più alta ispirazione e intonazione l'apostolato civile e