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154 CAPITOLO Vili. parola venne ad avvertirmi ch'io udiva la voce di un essere forse unico della sua specie. Quest'essere buono, come son buoni quelli che sovrastano con la mente al comune dei mortali, entrò nel mondo con le più dolci affezioni, e si sentì ben presto profondamente infelice. > Questo sentimento profondo della sua infelicità oc- cupava interamente Tanimo del poeta quando egli cominciò a scrivere i nuovi idilli, e divenne d'allora in poi il motivo fondamentale di tutte le sue opere in verso ed in prosa. La poesia degli idilli non attrasse così fattamente a sé il Leopardi ch'egli, dopo le due canzoni all'Italia e su Dante, avesse allontanato affatto il pensiero dalla poesia storica e patriotica. È probabilmente di questo tempo, forse posteriore di poco alle due prime canzoni, il disegno di una Can- zone sulla Grecia, che conservasi nelle carte napole- tane. La canzone doveva essere principalmente storica: dopo un accenno alla gratitudine che tutti i popoli, specialmente l'italiano, debbono alla Grecia come a maestra nelle scienze, nelle arti e nelle lettere ; do- veva far paragone del suo stato presente coli' antico, cercando di ravvivare in lei il sacro fuoco non ancora spento; esaltare quei popoli greci, che si mantengono con la^forza in una certa libertà; incoraggiare coloro, siano greci, siano stranieri, che si adoprano a ricon- durre la Grecia all'antica grandezza, celebrare la Grecia come madre della grazia o sua introduttrice nella vita; confortarla a confidare di vincere i Tur- chi, ricordandolo le suo anticlu* vittorie sui barbari; terminare con una descrizione lirica dello conquiste d'Aledsandro.