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148 CAPITOLO YIII. come la lingua e la verseggiatura dell' altra ; nessuno potrà lodarvi quello che, come nell' altra, vi manca, cioè, l'essenza della poesia.
Pure l'essenza della poesia era nella mente del- l'autore, ed egli aveva tu tt' intorno a sé gli elementi che al tócco di quella essenza si sarebbero come per incanto animati. Quelli elementi erano l'amore della bellezza femminile, l'amore della bella campagna re- canatese e la infelicità sua: e da quelli elementi nacquero, appunto in questo anno 1819, gl'idilli, nei quali fa la sua apparizione quella gentil forma di donna che, come altrove vedemmo, fu il conforto e lo strazio della infelice sua giovinezza. A quel tristissimo anno, nel quale dal marzo in poi egli visse brancolando mezzo cieco per le stanze della casa paterna, e rodendosi il cuore col suo pen- siero, appartengono anche le Annotazioni all'Eusebio del Mai, pubblicate in Roma quattro anni appresso. Agli idilli il Leopardi era venuto pensando anche prima del 18J9. Parlai già dell'idillio Le rimembranze, da lui composto nel 1816; e se gl'idilli pubblicati nel 1825 e nel 1820 ' furono tutti composti nel 1811) poco dopo, non mi pare improbabile che qualcuna dello tracce di altri idilli, che si sono poi trovate no' suoi manoscritti, sia anteriore a quell'anno; ma la maggior parto di esso appartiene senza dubbio al 1819. Il Carducci o lo Zumbini, pubblicando questo trac- ce, ne rilevarono l'importanza; e lo Zumbini osservò che per esso, più ancora che per gl'idilli, il lettore può farsi un'idea giusta dell'amore che il poeta ebbe per
- Noi Nuovo Uicofiliior; anno 1, 1826 (Milnno), png. 008 e Mg..
Anno II, 1S2(>, png. 45 <» w>g. — In Bologna, 1820, noi citato ▼«' liimntlo, Vivili liti mule (ìiaeomo Ltopardl.