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lo «zibaldone» e gli «appunti ec.» | 141 |
non di rado, ma allora il vedere ec. per l’ultima volta ec., comparare la vita della natura e la sua eterna giovinezza e rinnovamento col suo morire senza rinnovamento appunto nella primavera della giovinezza ec., pensare che mentre tutti riposavano egli solo, come disse, vegliava per morire ec.; tutti questi pensieri gli strinsero il cuore in modo, che tutto sfinito cadendo sopra una sedia si lasciò correre qualche lagrima nè più si rialzò; ma entrati ec. morì senza lagnarsi nè rallegrarsi, ma sospirando, com’era vissuto. Non gli mancarono i conforti della religione, ch’egli chiamava (la cristiana) l’unica riconciliatrice della natura e del genio colla ragione per l’addietro, e tuttavia (dove questa mediatrice non entra) loro mortale nemica. (Dove ho detto qui sopra come disse, bisogna notare ch’io allora lo fingo solo). Scrisse (o dettò) al suo amico quest’ultima lettera (muoio innocente, seguace ancora della santa natura ec. non contaminato ec.). A Giordani nell’apostrofe (se queste carte, morendo io, come spero, prima di te, ti verranno sott’occhio ec. ec).»
Probabilmente, se la mia supposizione che questi appunti e ricordi fossero materia preparata per un romanzo, o uno scritto qualunque di genere narrativo, si accosta al vero, Teresa e qualche altra delle donne nominate negli appunti stessi avrebbero avuto parte nel romanzo, trasformate, s’intende; e certamente il romanzo sarebbe riuscito un’opera d’arte diversa dal Werther e dall’Ortis.
Ma indipendentemente dal romanzo, e così come sono pervenuti a noi, rozzi ed informi, questi Appunti e Ricordi hanno una importanza, se non superiore, certo non inferiore, allo Zibaldone, del quale possono considerarsi come una Appendice. La materia dei ricordi può dividersi in tre categorie, ciascuna delle quali ha larga corrispondenza nei pensieri dello Zibaldone. Prima categoria: ricordi concernenti l’autore,