Pagina:Chiarini - Vita di Giacomo Leopardi.djvu/169


lo «zibaldone» e gli «appunti ec.» 135

esattamente vero, che, tutto il reale essendo un nulla, non v’è altro di reale, nò altro di sostanza al mondo che le illusioni.1 Ragionando su questo sentimento del nulla, egli dice che vi sono tre maniere di vedere le cose: Vuna, e la più beata, di quelli per i quali esse hanno più spirito che corpo; l’altra, la maniera naturale e più durevolmente felice, di quelli che considerano le cose quali appariscono e sono stimate comunemente e in natura; la terza, e la sola funesta e miserabile, e tuttavia la sola vera, di quelli per cui le cose non hanno nò spirito nè corpo, ma son tutte vane e sema sostanza.

Questa è, soggiungo, la maniera «dei filosofi e degli uomini per lo più di sentimento, che dopo l’esperienza e la lugubre cognizione delle cose, dalla prima maniera passano di salto a quest’ultima senza toccare la seconda, e trovano e sentono da per tutto il nulla e il vuoto, e la vanità delle cure umane e dei desideri! e delle speranze e di tutte le illusioni inerenti alla vita, per modo che senza esse non è vita.»2



La trasformazione della coscienza di un uomo come il Leopardi, ha, specialmente nelle origini, un grande interesse per lo studioso della vita di lui; e perciò mi sono trattenuto un po’ lungamente sui pensieri dello Zibaldone dell’anno 1819. Dopo quell’anno i pensieri filosofici (cioè pessimistici, perchè oramai la sua filosofia è il pessimismo) divengono più rari; e spesseggiano invece, per quasi tutto il 1820, i pensieri di letteratura, d’estetica, di critica letteraria, di morale, di storia, di politica. Uno degli autori più

  1. Pensieri di varia filosofia ec., voL I, pag, 210.
  2. Idem, pag. 214.