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lo «zibaldone» e gli «appunti ec.» 131

zioni, dei suoi ragionamenti; i quali, anche in mezzo alle più desolate e desolanti conclusioni, sono talora illuminati da qualche sprazzo di luce poetica e quasi sempre tendono a sollevar l’animo dalle bassezze e miserie umane additandogli i più nobili ideali della vita, ch’egli chiama illusioni.

Insieme coi pensieri veri e propri, sono nello Zibaldone molti e lunghi appunti di letture di ogni genere, con osservazioni e disquisizioni dell’autore; abbozzi di dissertazioni e discorsi, quasi ragionamenti che l'autore fa con sé esponendo il pro e il contro delle questioni che agita; talora sono disegni e schemi di veri e propri trattati. Non di rado un pensiero, una questione, una discussione, è ripresa, ampliata, corretta a distanza di qualche tempo, e più d’una volta. Non mancano, anzi sono frequenti ed interessanti, i ricordi di cose o fatti osservati dal vero, le memorie della vita dell’autore, le note messe come in serbo per qualche componimento da scrivere quando che sia. Più rari, né molto notevoli per singolarità d’arguzia, i motti spiritosi, che tuttavia Giacomo notava, se io non mi inganno, con una certa compiacenza.

Leggendo lo Zibaldone, noi assistiamo giorno per giorno agli studi dell’autore, all’erudirsi della sua mente, allo svolgersi del suo pensiero, e per effetto di esso, alla trasformazione della sua coscienza. Il distacco dalle credenze religiose non avvenne in lui senza che fosse preceduto da molte incertezze, senza che nel suo spirito si combattessero lunghe e gravi lotte. Naturalmente ebbero non poca influenza nello svolgersi del suo pensiero le letture ch’egli fece in quel tempo, delle quali troviamo non poche tracce nello Zibaldone. Ma dalle osservazioni ch’egli fa in-