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130 CAPITOLO VII.

Il manoscritto autografo dello Zibaldone è composto di fogli staccati, tutti della stessa misura, salvo alcuni in principio un po’ più piccoli: i fogli sono tutti pieni dall’una parte e dall’altra di una scrittura fitta e minuta, senza nessuna pausa o interruzione, con soltanto, dal 1820 in poi, al fine di ogni pensiero, o di una serie di pensieri, la data del giorno in cui furono scritti; e se nel giorno ricorre una solennità religiosa, la indicazione di essa. Le feste e i santi della Chiesa cattolica non sono mai dimenticati, anche alla fine di qualche pensiero tutt’altro che religioso. Ciò che dimostra quanto fossero tenaci nel Leopardi le abitudini contratte nella prima età. Mentre la meditazione e lo studio lo venivano staccando lentamente dalle dottrine del Cristianesimo; mentre egli faceva dei lunghi ragionamenti per dimostrarne i danni e gli errori, sentiva quasi istintivamente il bisogno di tenersi almeno per qualche parte attaccato ad esso, di non abbandonare almeno certe forme e consuetudini nelle quali si conservavano tanto memorie della sua prima giovinezza.

Lo Zibaldone non è semplicemente una raccolta di pensieri e meditazioni morali e filosofiche, come potrebbe far credere il titolo; è una specie di enciclopedia, che abbraccia tutto lo scibile, e rappresenta tutta la vita intellettuale vissuta dall’autore in quei dodici anni della sua maturità dal 1818 al 1829. Lo scrittore è sopra tutto un letterato, un poeta, un pensatore; ma alla sua letteratura non è chiuso nessun campo del sapere umano. Lo disciplino filosofiche, archeologiche, linguistiche; lo teologiche e lo metafisiche; le scienze Uniche e naturali; la storia dei popoli antichi e dei moderni; le loro religioni, i loro costumi, lo loro costituzioni sociali o politiche, le arti loro; tutto ciò insomma che gli uomini di ogni tempo di ogni razza, fecero, pensarono, disputarono, tutto è argomento delle suo indagini, delle sue medita-